Il pene è l’organo sessuale maschile costituito dai corpi cavernosi responsabili dell’erezione, e del corpo spongioso che riveste l’uretra.
Durante l’erezione, indotta da stimoli nervosi e sensoriali, le lacune vascolari si riempiono di sangue, creando così una tumescenza dell’organo tale da permettere la penetrazione e l’atto sessuale in sé.
Le neoplasie del pene sono piuttosto rare nei Paesi Occidentali (0.7 casi ogni 100000 abitanti in Italia) e interessa gli uomini sopra i 60 anni.
I fattori di rischio sono:
- Infezioni da HPV (papilloma virus) e storia di condilomi
- Fimosi (nei paesi in cui vi è un’alta incidenza di circoncisioni l’incidenza di questa neoplasia è estremamente bassa)
- Condizioni predisponenti infiammatorie (es. Lichen sclerosus, balano postiti ricorrenti)
- Trattamenti locali con raggi UV
- Fumo
- Scarsa igiene intima e promiscuità nei rapporti sessuali
La neoplasia più frequente del pene è il carcinoma squamo cellulare mentre in meno del 5% dei casi si riscontra il carcinoma basocellulare, melanoma o sarcoma.
Nelle fasi iniziali è asintomatica e si manifesta con lesioni nodulari ispessite, sanguinanti, talvolta pruriginose dell’organo a rapido accrescimento associate o meno a presenza dell’aumento di volume dei linfonodi nella zona inguinale.
La diagnosi consiste:
- Visita urologica che valuta con l’esame obiettivo il tipo di lesione, l’accrescimento, l’estensione, la presenza di infiltrazione dell’organo e le stazioni linfonodali inguinali. In caso di sospetto si procederà con ulteriori accertamenti
- Biopsia della lesione: asportazione della lesione in toto oppure parte di essa e suo invio per esame istologico
- Tac torace addome con e senza mezzo di contrasto per la stadiazione della malattia. Si ricercano eventuali metastasi linfonodali e/o agli organi circostanti (es. osso, fegato, polmoni) e l’estensione della patologia neoplastica anche in un’ottica di un trattamento chirurgico.
- Risonanza magnetica con e senza mezzo di contrasto pelvica: permette di studiare l’infiltrazione dei corpi cavernosi e del corpo spongioso così da capire quale sia la migliore strategia terapeutica per il paziente.
- PET (tomografia a emissione di positroni) e una metodica diagnostica che mediante un apposito tracciante (in genere Glucosio marcato con la molecola radioattiva del Fluoro 18) iniettato nel paziente si va a localizzare nelle zone a marcato metabolismo glucido e quindi sospette per neoplasia. Si utilizza sia per la stadiazione che per monitorare l’efficacia della terapia in atto in quanto una riduzione del metabolismo glucidico delle zone sospette è indice di efficacia della terapia.
La stadiazione della neoplasia del pene si avvale della classificazione TNM
- T: dimensione ed estensione della massa neoplastica
- N: estensione linfonodale
- M: metastasi a distanza
La terapia è prevalentemente chirurgica, ove possibile, e si avvale delle seguenti opzioni:
- Laser terapia con CO2 o YAG: riservata a neoplasie superficiali e localizzate o a lesioni benigne o displastiche (PIN o CIS).
- Circoncisione: per lesioni limitate al prepuzio e ove è possibile ottenere dei margini liberi da malattia. I pazienti devono poi essere sottoposti a periodici controlli per individuare eventuali recidive precoci di malattia.
- Penectomia parziale e ricostruzione del neoglande: si riserva in neoplasie che coinvolgono il glande, ma ove è possibile mantenere parte dell’organo nonostante il margine di resezione, così da permettere una minzione naturale per uretram e una ripresa dell’attività sessuale.
- Chirurgia maggiore. Quando finalizzata ad intento curativo prevede un intervento estremamente demolitivo che interessa l’asportazione in toto dell’organo con conseguente confezionamento di derivazione urinaria (uretrotomia perianale) e una linfadenectomia loco regionale molto estesa con tutte le complicanze che ne derivano (es linfedema, sanguinamenti, sovra infezioni).
Proprio per la delicatezza dell’intervento di linfadenectomia quando i linfonodi non sono clinicamente neoplastici prima di procedere alla loro asportazione si va alla ricerca dell’eventuale linfonodo sentinella e se positivo si procede nella loro asportazione, inoltre vista la delicatezza di questo tipo di intervento esistono pochi centri di alta specialità in Italia dedicati a questa chirurgia. Quando di salvataggio si esegue solo per controllare localmente la malattia dal punto di vista del sanguinamento o delle sovrainfezione ma l’intento è solo quello di una regressione temporanea per ridurre i sintomi e le complicanze
Si può anche utilizzare:
- Radioterapia a fasci esterni o brachiterapia per lesioni glande confinate distali garantendo una preservazione dello stesso. Questo trattamento non compromette un eventuale trattamento chirurgico successivo.
- Chemioterapia: topica con 5 Fluorouracile applicata sulla lesione mediante appositi preparati; in tal caso il paziente deve essere sottoposto a periodici controlli per individuare precocemente eventuali recidive. Può essere anche sistemica (nei casi più avanzati utilizzata dopo l’intervento o prima per ridurre la massa neoplastica)
Essendo una patologia ad alta aggressività con prognosi infausta, i pazienti devono essere sottoposti a stretti follow up perché è molto elevato anche la percentuale di recidiva
Il follow up prevede oltre alla visita l’esecuzione di periodici esami strumentali e di diagnostica per valutare eventuali progressioni.
Il Dottor Fabrizio Viggiani riceve a Monza presso i Centri Medici Sant’Agostino di:
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